BERLUSCONI CON LA NUOVA CROCIATA TORNA A VINCERE
Il CAV chiama Forza Italia : Renzi è alla deriva. Ha fallito.
Moderati pronti a sconfiggere la sinistra.
In un paese cha pare parlare sempre più "straniero", un paese che non risulta più essere libero, Silvio Berlusconi ricorda e precisa che questa non è democrazia: quello in carica è un governo non eletto, con una maggioranza uscita con il trucco dalle elezioni del 2013". Così il leader di Forza Italia, alla "Festa della Libertà" di Bologna. In vista di nuove tornate elettorali, ha aggiunto, "metteremo in campo una crociata di democrazia per far tornare le persone a votare" e "sconfiggere la sinistra".
Mentre sale l'attesa per l'incontro chiarificatore con Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, comincia quindi a gettare alcuni punti della sua "ridiscesa" in campo. E se il riferimento è ad una prossima e indefinita tornata delle politiche, è alle Comunali della prossima primavera che l'ex premier guarda come prima occasione di riscatto sulla sinistra e quanto dichiara anche a TgCom.
L'attacco al governo - Ma che il rendez-vous sia nell'aria è un dato di fatto ed è lo stesso ex premier quale porta a comprendere che "con Lega, Fratelli D'Italia e la neonata Rivoluzione Cristiana di Rotondi, si possa raggiungere una grossa maggioranza per sconfiggere la sinistra alle prossime elezioni". Sarà "una crociata della democrazia", rincara Berlusconi, scagliandosi ancora una volta contro l'attuale maggioranza "che si appoggia su 130 parlamentari dichiarati incostituzionali e al Senato su 32 senatori eletti con il centrodestra divenuti stampelle per il governo di centrosinistra".
I Giornali : Renzi ha fallito
Altro che riforme: dal fisco alla disoccupazione, l'economia ormai disastrosa su tutta la linea
Credete al taglio delle tasse? Siete Jobs Act dipedenti? Avete bevuto troppi annunci? È ora di disintossicarvi.
Se non ce la fate da soli, ricorda Il Giornale di Sallusti, provate a leggere gli ultimi dati Istat sull'occupazione.
A giugno cresce la disoccupazione che tocca quota 12,7%, mentre per i giovani schizza al 44,2%, il livello più alto dal 1977, anno in cui l'Istat ha cominciato a elaborare i suoi dati. Ogni mese un nuovo record negativo.
Un fallimento firmato Matteo Renzi.
Siete ancora aggrappati alle slides di Matteo Renzi e non capite come sia possibile? Allora leggete questo breve racconto - Un giovane artigiano del lodigiano apre nel 2013 un'attività nel settore elettromeccanico (ascensori). Sogna, fatica, guadagna, poi arriva il fisco e lo fa precipitare. Grazie alle sue capacità nel secondo anno di attività dichiara 74.964 euro di reddito lordo. Con gli oneri deducibili si scende a 73.600. Su quanto dichiarato, deve pagare ad agosto 24.639 euro di Irpef a saldo, a cui va aggiunta l'addizionale regionale per 1.179 euro, l'addizionale comunale per 589 euro, l'Irap per 2.591 euro e i contributi (Inps) per 13.487 euro. Ma non è finita. Ci sono da saldare, sempre ad agosto, 9.855 euro di acconto Irpef, più il primo acconto per l'addizionale comunale di 177 euro, il primo acconto Irap di 1.036 euro e il primo acconto di contributi (Inps) di 6.873 euro. Totale da versare ad agosto: 60.427 euro.
Nemmeno il tempo di pagare ed ecco che incombe novembre con le sue scadenze. Parliamo degli anticipi che deve pagare sulla base di quanto ha dichiarato l'anno precedente. Tra secondo acconto Irpef di 14.783 euro, secondo acconto Irap di 1.554 euro e secondo acconto contributi (Inps) di 6.873 a novembre si raggiunge un totale di 23.211. Morale: il giovane artigiano che credeva di aver finalmente trovato un lavoro, dopo il suo primo anno di attività, a fronte di 74.964 di reddito lordo dichiarato paga 83.700 di tasse. Lo Stato si è preso tutto il suo reddito e non contento si è rubato altri 8.736 euro. Peggio di una banda di predoni.
Altro che dissidenti del Pd, Italicum, riforma del Senato e della Rai. Se continuasse così Renzi non lo salva nemmeno Verdini. E allora invece del piano B, sarà costretto a elaborare un piano di fuga, salvo che B stia o per B-uonsenso oppure per Berlusconi.
I dati di Istat, Bce, Fmi e Svimez rivelano che il tentativo Renziano nel governare l'Italia è naufragato. Cosa aspetta a farsi da parte?
Ormai super criticato è diventato l'uomo che piazza i suoi in ogni posizione, cosicchè se dovesse "cadere" beneficerà comunque nel futuro delle sue "eredità" di posizionamento. Con un tasso di crescita dell'economia sotto il 2%, non si creano posti di lavoro, ma si distruggono, in quanto la maggior domanda è soddisfatta dall'aumento della produttività dei lavoratori già in forze. Senza bisogno di nuove assunzioni. È, invece, quando il tasso di crescita dell'economia supera il 2% che si creano nuovi posti di lavoro, in quanto l'aumento della produttività e la tecnologia non sono più sufficienti a produrre quanto il mercato chiede. Nella fase in cui si trova l'Italia oggi, dopo 7 anni di crescita zero o sotto zero, continua la distruzione di posti di lavoro, e non sono poco meno di 2 miliardi di sgravi alle imprese a crearne di nuovi. Al massimo se ne modifica la composizione, generando, tra l'altro, pericolosi buchi contributivi nelle casse dello Stato.
Il fallimento sulla crescita
Quanto allo sviluppo, a demolire Renzi ci ha pensato la Bce. Gli italiani sono ultimi nell'Eurozona quanto a crescita del reddito pro capite. Draghi gufo? Il rapporto della Bce sulla Convergenza reale nell'area dell'euro è impietoso. L'Italia registra i risultati peggiori in termini di Pil pro capite di tutti i Paesi che hanno aderito all'euro fin dall'inizio. Con «una crescita inferiore alla media quasi per l'intero periodo» dal 1999 al 2013. Mentre per altri, sebbene più deboli come Grecia o Portogallo, la crescita lenta si è verificata solo all'indomani del crack della Lehman Brothers e non ininterrottamente dal 1999.
Il fallimento sul Sud
Se l'Italia è in crisi, il Sud è addirittura cianotico. A un passo dalla morte cerebrale. Arriviamo, così, al rapporto Svimez. Se l'Italia non cresce è evidente che la crisi non può che colpire in modo differenziato. Concede ancora un piccolo respiro nelle aree del Nord, ma assume aspetti drammatici per le aree più deboli del Paese. Due grandi fratture si inseguono: quella dell'Italia nel suo complesso rispetto al resto dell'Europa. E quella all'interno del territorio nazionale. Con il Sud messo quasi peggio della Grecia. Qui o si cambia o si va in malora. Serve un programma che il Pd, con la sinistra che si ritrova, non è in grado né di pensare né tantomeno di realizzare. È su Renzi e Padoan che bisogna intervenire perché tornino con i piedi per terra. Per avviare una riflessione di cui non possono sfuggire le implicazioni politiche. Senza uno sforzo collettivo, l'Italia non può ripartire. E se non riparte l'Italia, le condizioni del Mezzogiorno sono destinate a peggiorare ulteriormente. Allora non sarà la Grecia, ma la Colombia. Con il rischio che le organizzazioni criminali e il traffico di droga la facciano da padrone. La lotta alla mafia, come ricorda ogni giorno il presidente della Repubblica, è una grande priorità. Ma per battere quei grumi di criminalità organizzata occorre un'azione che svuoti lo stagno in cui nuotano i pesci del malaffare. Quello sviluppo da anni invocato da tanti grandi meridionalisti, che è l'antidoto più efficace per una battaglia di civiltà.
Il fallimento sulle tasse
L'ultimo annuncio di Renzi, di un taglio delle tasse per 40-50 miliardi in 3-5 anni, è un volgarissimo bluff già scoperto, anche un po' ingenuo. La gente capirà, o forse ha già capito, che non è possibile. Anche perché, nel primo anno e mezzo a Palazzo Chigi, Renzi le tasse le ha aumentate, pure sulla prima casa, e dovrà aumentarle ancora nei prossimi 3 anni per le clausole di salvaguardia contenute nell'ultima legge di Stabilità, che scatteranno automaticamente dal 2016 e comporteranno un aumento dell'Iva fino al 25,5% nel 2018. A meno che il retropensiero del premier non sia quello di cominciare un braccio di ferro con l'Europa per rinviare ancora di qualche anno il pareggio di bilancio, già spostato in avanti con giochi di prestigio dal ministro Padoan al 2018, e sforare il limite del 3% del rapporto deficit/Pil come fa la Francia.
Facile a dirsi, difficile a farsi. Perché l'Italia non è la Francia, non ha la credibilità politica della Francia, ma, soprattutto l'Italia ha un debito pubblico fuori controllo, in continua crescita, e che, se aumenta il deficit e si riduce l'avanzo primario, diventa ancora più insostenibile.
Il fallimento sull'Europa e sugli investimenti
E ancora, come pensa, Renzi, di strappare all'Europa qualche decimale di flessibilità? Primo: abbiamo già avuto dalla Commissione tutte le aperture di credito possibili e immaginabili, tanto da spingere il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, a proporre di rivedere il ruolo della Commissione, che sta assumendo, a suo dire, un ruolo sempre più politico. Due: con il debito pubblico che ci troviamo, secondo nell'Eurozona solo alla Grecia, nessuna «clausola degli investimenti», vale a dire la possibilità di scomputare questi ultimi dal calcolo dei parametri di Maastricht, sarà concessa al nostro Paese. Terzo: l'Italia non esiste in Europa. Sempre assente ai tavoli che contano, è chiamata solo quando c'è da drenare risorse, mai quando si decide. O è questo il prezzo da pagare, vale a dire un ruolo marginale e sempre più gravi cessioni di sovranità, in cambio di qualche commissario che chiude gli occhi sui nostri conti pubblici?
Annibale è alle porte, caro presidente Renzi. Ha il volto dei principali organismi internazionali. Che non sono semplici osservatori, ma hanno a loro disposizione gli strumenti giuridici, economici e finanziari per farsi sentire. Con le buone o con le cattive. Come è capitato alla Grecia. Averne consapevolezza è il primo passo verso la salvezza.
Noi ci siamo. Non ci interessa stare a vedere come si schianterà Renzi. Siamo parte viva di questo nostro popolo italiano, e in particolare del ceto medio, che non può più sopportare questa situazione di malgoverno e di impotenza. E tu Renzi, che fai? Te ne vai subito o aspetti di essere cacciato?
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